Il suo nome deriva dall’unione delle parole giapponesi pika (ピカ), onomatopea che indica una scintilla, e chū (チュー), lo squittio del topo, invalidando così le teorie di numerosi fan che vedevano nel nome del Pokémon un riferimento a Pika, un sottogenere di piccoli mammiferi lagomorfi.
Se qualcuno se lo stesse chiedendo, quello in foto è un Trichosurus vulpecula, il tricosuro volpino : un marsupiale notturno dall’inusuale pelliccia dorata. Così raro da essere l’animale che più si avvicina al celebre Pokemon giallo.
Pikachu era stato pensato come il primo di tre stadi evolutivi, proprio come gli starter. La forma definitiva del roditore elettrico, caratterizzata da corna e piccole zanne, avrebbe dovuto chiamarsi Gorochu.
Il nome è una parola macedonia originata dalla coppia di parole inglesi Pocket Monsters (ポケットモンスター Poketto Monsutā, « mostri tascabili »). La contrazione sarebbe dovuta essere “Pockemon”, come visibile sia nell’anime che nel gioco di carte collezionabili, formata dalla contrazione della grafia corretta «Pocket Monster».
Una specie di tipo “elektrik”, è in grado di caricare il suo corpo di elettricità. Se si arrabbia, rilascia l’energia immagazzinata nelle sue guance. È questo “potere” che Pikachu userà per sconfiggere i suoi avversari in battaglia.